Salumeria Giusti, storico indirizzo a pochi passi dal Palazzo Ducale degli Estensi di Modena, un monumento alla gastronomia del Belpaese. Chi può dire di essere venuto in visita nella città di Luciano Pavarotti ed Enzo Ferrari senza essersi mai fermato ad ammirarne le strabilianti vetrine liberty, colme di ogni ben di Dio, sbirciando le antiche boiseries, il banco gastronomia, lo scatolame di pregio, i salumi appesi, i vini di primissima qualità. Quello stesso stupore di fronte alla bellezza del buono e del ricercato che si prova sostando davanti alle vetrine di Peck a Milano, di Steffanone a Torino, di Tamburini a Bologna, di Roscioli a Roma. Tra le poche insegne della città ancora immutate nell’atmosfera e negli arredi, la Salumeria Giusti brilla ancora dopo oltre 4 secoli di vita, grazie alla cura con cui è stata preservata dalla famiglia Morandi che ne ha la titolarità dal 1980, quando Nano Morandi ne rilevava la conduzione da Giuseppe Giusti erede della famosa dinastia che l’aveva fondata nel 1605. Ben 415 anni di storia che oggi sono al sicuro con i figli Cecilia e Matteo che ne guidano le sorti affiancati da mamma Laura, sempre presente dall’87, mentre Nano non c’è più dal 2005. Lui che aveva dedicato tante energie e notti insonni per traghettare la storica insegna verso il futuro, innovando, ampliando, connotando l’attività ogni giorno con nuove idee, pur lasciando tutto apparentemente come era, riuscendo nell’intento di creare una meta gourmet unica in Italia, che dall’89 comprenderà negli ambienti attigui anche l’Hosteria Giusti e la Bottiglieria.
Non si contano gli aneddoti storici che riguardano quella che è la più antica salumeria d’Europa, a partire dalla salsiccia gialla inviata a Rossini al George V di Parigi, agli expò nelle più importanti capitali d’Europa a cui già nell’Ottocento la famiglia Giusti partecipava con l’aceto balsamico, agli episodi con il re dello champagne Remy Krug quando veniva a pranzo da Laura e Nano e voleva mangiare modenese, attraverso una lunga storia di incontri a tavola. Un luogo della convivialità, a cui Nano Morandi dedicava tutto sé stesso selezionando assiduamente i fornitori per avere il meglio in ogni ambito, dal tonno alle conserve di pomodoro, dalle acciughe alle olive, dai formaggi ai salumi, con una monumentale cantina di bottiglie uniche, dove anche il Lambrusco modenese giocava un ruolo fondamentale, sia nella vendita in negozio che ai tavoli dell’Hosteria, con la cucina sopraffina di Laura e i piatti iconici della tradizione modenese. E a tavola se volevi mangiare modenese non mancava mai l‘etichetta bianca di Paltrinieri, un Sorbara in purezza fortemente identitario oggi rinominato Radice, tra i più aderenti alla stilistica del Sorbara, che da subito Nano sceglierà come Lambrusco di riferimento, in seguito personalizzando l’etichetta.